05 marzo 2018
I numeri di Mediobanca sui bilanci della GDO
Perché negarlo? Quando noi di Conad abbiamo letto su Affari&Finanza di lunedì 12 febbraio la ricerca sui bilanci della Gdo alimentare nel 2016, abbiamo avuto più di un brivido di gioia e orgogl...
Perché negarlo? Quando noi di Conad abbiamo letto su Affari&Finanza di lunedì 12 febbraio la ricerca sui bilanci della Gdo alimentare nel 2016, abbiamo avuto più di un brivido di gioia e orgoglio. Non perché sia stata una bella sorpresa: qui numeri già li conosciamo (e il 2017 è ancora meglio) e sono il frutto del nostro lavoro di anni. Ma perché per la prima volta, nero su bianco, un’istituzione come R&S di Mediobanca li ha certificati. Per anni, il mondo Conad, non è stato censito per una, sicuramente giustificabile, difficoltà nel leggere i bilanci dei nostri consorzi in maniera omogenea. Per anni abbiamo letto, ugualmente, con interesse e attenzione un’analisi della Gdo alimentare italiana che teneva conto dei risultati del numero 1 (Coop), del numero 3 (Esselunga) e non del numero 2 (Conad). Mai ci siamo sognati di contestare numeri, classifiche e analisi. Dispiaciuti sì, prevenuti nei confronti di R&S mai. Adesso che, per il primo anno, siamo anche noi in classifica, non possiamo che esserne orgogliosi.
Sia per la considerazione, ma soprattutto per il risultato che evidenzia quanto noi già sappiamo: il lavoro del nostro gruppo e dei nostri soci ci consegna la leadership (nel 2016) nella Gdo alimentare sotto molti e decisivi parametri di Efficienza e Redditività.
Oggi, però Coop, contesta il dato sul fatturato fornito da R&S che, tra gli altri dati forniti, è per me noi il meno significativo. Aver raggiunto il leader di mercato in termini di fatturato è, sicuramente, una bella medaglia. Ma non è il numero che vincente. A noi interessano i margini industriali (non quelli finanziari, per altro comunque positivi per noi), la redditività a metro quadro, la capacità di produrre ricchezza, vera, per i nostri soci, i nostri fornitori pagati puntualmente. Ecco perché, in tutti questi anni di nostra assenza dalla certificazioni di R&S Mediobanca, non abbiamo mai guardato a chi stava davanti, ma a chi era indietro. Noi guardavamo, se mai, a Esselunga (ieri numero 2 e oggi, con il nostro arrivo in classifica, terzo per fatturato). La capacità di quella catena di generare profitti industriali, la resa a metro quadro migliore al mondo: sono questi, tra i tanti, i numeri da andare ad analizzare, il terreno di una partita strategica. Essere primi, secondi, terzi per fatturato, ripeto, ha un impatto minore nella nostra idea di business.
Coop, che è un’azienda d’onore, si sofferma sul fatturato. E non c’è dubbio che i loro “nuovi” numeri siano giusti e corretti. Questo però apre due fronti, un tecnico l’altro etico, che non bisogna trascurare.
Tecnicamente: dopo anni i cui la certificazione di Mediobanca seguiva, come appare evidente, una logica di rigore scientifico dei bilanci, mai contestata, ci troveremmo a dover riscrivere tutte le ricerche di R&S fin qui fatte. Aggiungere o togliere numeri quest’anno, significa dover rivedere tutto l’impianto, o farlo crollare. Secondo la ricerca di R&S dello scorso anno, infatti, Coop ha fatturato ha fatturato, nel 2015, 11miliardi di euro. Ora passerebbe a 14 miliardi. Una performance da record mondiale. Anche noi siamo sicuri che, vista la difficoltà di lettura dei dati del nostro Gruppo, i numeri reali siano addirittura migliori di quelli analizzati da R&S. Infatti l’EBIT medio cumulato sulle Vendite al lordo IVA dei nostri Soci nei 5 anni e non considerato nell’analisi ammonta a 682 Milioni di Euro pari a 1,15% sulle Vendite al lordo IVA.
Questo valore sommato al valore dell’EBIT delle nostre Cooperative oggetto dell’analisi e pari a 796 Milioni di Euro porterebbe quindi il reale EBIT di Conad a 1.478 Milioni di Euro.
Ma ci sta bene così. Scrivo di più: se R&S accetta la “revisione” di Coop, a noi sta benissimo e non contesteremo nulla. Perché, come già scritto prima, il dato sul fatturato è bello, interessante, fa notizia, titolo, slogan, ma non è “il dato” che fotografa la salute di un’azienda. Si può fatturare molto, ma non essere sani. E noi siamo sani: questo c’interessa. Ma anche perché, e qui si apre il “fronte etico”, noi vogliamo, come abbiamo sempre fatto, accettare senza se e senza ma la ricerca di R&S, frutto, come tutti sanno, di un lavoro lungo e difficile di un team di grandi professionisti. Per il futuro noi siamo disponibili ad inoltrare a R&S i dati interni del nostro Controllo di Gestione.
Esistono, in tutti i mercati e in tutti i business, dei “momenti sacri” dove un’istituzione certifica e sentenzia. E gli attori e i giocatori si adeguano. Vale per le analisi Istat, vale per le note della Bce, vale per il Beige Book della Federal Reserve. Qui non si discute, qui ci si adegua, pena rivedere o far saltare le regole del gioco. Mi viene in mente il calcio: c’è un arbitro che decide, forse sbaglia forse è impreciso, ma i giocatori si adeguano. Il risultato della partita, alla fine, non muta. Se fischia un rigore, quello è. Certo, se fosse vivo oggi Vujaidin Boskov dovrebbe cambiare il suo celebre motto “rigore è quando arbitro fischia” in “rigore è quando Var conferma”. Ma sempre durante la partita, mai dopo. E, per fortuna, non mi sembra che sia ancora una Var sui bilanci.