
Che anno è stato il 2024 dal punto di vista del largo consumo?
Il 2024 è stato un anno positivo rispetto alle aspettative. Complessivamente si è manifestata una ripresa dei volumi grazie anche alla riduzione dell’inflazione. Le complessità del recente passato hanno però lasciato delle scorie nella testa dei clienti causando un conseguente atteggiamento prudente. Si è andato consolidando un fenomeno di polarizzazione del consumo: da una parte quello orientato al risparmio e dell’altra quello che punta al segmento premium. Chi sarà capace di cogliere queste due propensioni potrà sicuramente affermarsi sul mercato.
Quali sono i trend di consumo emergenti?
Possiamo identificare alcune tendenze che si stanno diffondendo con chiarezza. Una di queste è sicuramente il benessere, la cura di sé stessi e l’attenzione agli altri. Si è poi ritornati alla semplificazione. Quindi preparazioni veloci in casa e piatti pronti. Si va affermando anche una nuova cultura dei consumi collegata alla ricerca di gusti “esotici”. C’è poi un ritorno alla convivialità domestica con conseguente consumo di prodotti quali energy drink, aperitivi, snack. Un altro capitolo è infine tutto il consumo collegato alle esigenze di convenienza, alla variabile prezzo.
Quali movimenti si sono manifestati dal punto di vista dell’offerta?
Le insegne sono in movimento, anzi direi in fibrillazione, per distinguersi rispetto alla concorrenza. Quindi c’è una ricerca a definire tipologie di prodotti e format distintivi. Abbiamo assistito alla crescita delle vendite di molto prodotti grazie alla merca del distributore, che ha saputo anche soddisfare esigenze di risparmio. Gli acquisti vengono realizzati con maggiore frequenza, con scontrini più bassi. I consumi online sono tornati a crescere, dopo una spinta nella fase Covid che si era poi riassorbita. Infine, il bisogno fortissimo di prossimità si scontra con una certa Inadeguatezza complessiva della rete vendita, che è rimasta troppo “vecchio stile”.
La sostenibilità è destinata a consolidarsi come elemento di preferenza?
La sostenibilità ha diverse declinazioni, non è un concetto univoco. Ogni cliente ha visioni diverse, con valenze a volte collegate più al benessere individuale e altre più alla dimensione sociale. Altre volte questi ambiti si intersecano. C’è un tema di accessibilità per le fasce di consumo più deboli, che magari non sono disponibili a pagare un differenziale di prezzo. Certamente per le insegne c’è una opportunità da questo punto di vista di diversificazione e fidelizzazione clienti vicini a questi valori, a patto che l’approccio alla sostenibilità sia autentico.
Come potrebbe configurarsi il punto di vendita del futuro?
Me lo immagino come un punto vendita che riesca a fare selezione di prodotti e di servizi che sono molto coerenti con la tipologia dei clienti che serve. Non esiste risposta univoca ma una declinazione sui bisogni della clientela con attenzione alla vicinanza sul territorio. Poi lo sviluppo di una combinazione di aspetti che potrebbero sembrare antitetici: da una parte l’efficienza e dall’altra l’accoglienza e la gentilezza. C’è inoltre un tema di competenze. Reclutare professionalità di vendita adeguate è molto complesso e saper trovare le persone giuste sarà un elemento competitivo importante. Penso che in termini di offerta la MDD continuerà ad avere un ruolo importante, per la capacità di coniugare bisogni diversi. Al momento il lavoro più efficace è stato fatto sul lato convenienza mentre c’è ancora da fare sul versante premium. In sostanza sarà vincente chi avrà la capacità di cogliere nuovi bisogni prima degli altri senza cannibalizzare i prodotti presenti.